Procrastinare è l’errore più grave
Agosto 2016
PENSIONE, GLI ITALIANI PREFERISCONO NON SAPERE.
Secondo l’ultimo rapporto realizzato dal Centro Einaudi e da Intesa Sanpaolo su un campione di oltre 1.000 famiglie, circa la metà degli intervistati non ha fatto bene i conti sull’impatto sulla sua pensione delle ultime riforme in materia.
La pensione? Non sapendo se e quando arriverà, tanto vale non pensarci.
E così rimandano sempre a domani lo scontro con la realtà di quello che sarà il loro assegno previdenziale.
Non solo: proprio a causa degli elevati contributi obbligatori, spesso non attivano una forma di previdenza integrativa, citando come motivazione principale la scarsa liquidità disponibile. È quanto emerge dall’Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2016.
A fronte della scarsa volontà di informarsi, si rileva un aumento – da meno di un quinto del campione nel 2007 a più di un terzo nel 2015 – di chi prevede un reddito “appena sufficiente” in età anziana.
Consapevole della delusione previdenziale a cui vanno incontro molti lavoratori e del problema sociale legato all’insufficienza delle pensioni, l’INPS ha deciso di mettere in campo una massiccia campagna di sensibilizzazione sul tema.
Ed ha pensato bene di “costringerli” a informarsi recapitando direttamente a casa loro una fotografia della loro situazione contributiva, con la proiezione della loro pensione futura.
BUSTA ARANCIONE:
ECCO QUANTO COSTA INTEGRARE LE PENSIONE
L’intenzione dell’INPS è senz’altro positiva: sensibilizzare i contribuenti sulla necessità di attrezzarsi con una soluzione di previdenza integrativa
Tuttavia, come emerge da un recente studio realizzato da Progetica per Corriere Economia, se letti con superficialità, i risultati della simulazione contenuta nelle buste arancioni rischiano di sortire l’effetto contrario a quello desiderato. Il motivo? In breve: le previsioni sono eccessivamente ottimistiche.
1. L’aumento del PIL dell’Italia è ipotizzato pari all’1,5% annuo: un andamento ben diverso da quello a cui ci siamo abituati ultimamente. Visto che la media quinquennale del Pil è il moltiplicatore dei contributi dei lavoratori, c’è di che stare all’erta: un punto percentuale di Pil in più o in meno determina pensioni differenti fino oltre il 20 per cento.
2. Il tasso di inflazione considerato è piuttosto lontano dalla realtà: lo standard è il 2%, ovvero il target fissato dalla BCE, ma se guardiamo ai fatti l’aumento dei prezzi al consumo è stato dello 0,90% negli ultimi 5 anni, dell’1,48% negli ultimi 10 anni e dell’1,84% negli ultimi 20.
3. Il calcolo si basa su un’ipotesi di carriera costante e la simulazione ipotizza una carriera relativamente fortunata
4. Le proiezioni sono indicate al lordo delle tasse, e questo potrebbe trarre in inganno il destinatario della missiva.
5. L’INPS non naviga in ottime acque e potrebbe decidere, per “stare in piedi”, di abbassare l’importo delle pensioni erogate e/o di allontanare ancora il momento del pensionamento, quindi non è detto che da qui al momento in cui andrete in pensione le cose rimarranno come sono oggi. Anzi, è piuttosto improbabile.
Insomma, nonostante gli sforzi messi in atto ultimamente dall’INPS per aprire gli occhi dei contribuenti e sensibilizzare sul problema sociale della pensione, pare che la strada da percorrere verso una maggiore consapevolezza sia ancora lunga
RIFORMA PENSIONI: ISEE 2016 e Pensione di Reversibilità, quali assegni verranno tagliati? Ape e Rita, pensione anticipata e rendita integrativa: le “opportunità” del governo per gli italiani.
Dunque preparate i salvadanai perché le contromisure sono indispensabili, visto che l’unico modo per evitare di andare incontro a una vecchiaia indigente è risparmiare.
In ogni caso occorre iniziare a pensare a un “piano B” per la pensione: del resto quante volte vi siete imbarcati in onerosi acquisti a rate per un’automobile o in un mutuo per la casa? E allora non sarebbe il caso di impegnarsi un po’ anche per la vostra vita futura?
Non è necessario dissanguarsi con versamenti insostenibili. Basta cominciare.
Quando si tratta di pianificare il nostro futuro pensionistico, procrastinare è l’errore più grave: si può cambiare forma, cambiare i versamenti, cambiare il profilo di rischio, cambiare il consulente, perfino cambiare lavoro, ma non si può agire sul tempo.
Come scrisse Harvey MacKay:
“Il tempo è gratis ma è senza prezzo. Non puoi possederlo, ma puoi usarlo. Non puoi conservarlo ma puoi spenderlo. Una volta che l’hai perso non puoi più averlo indietro”.
E TU ALLA TUA PENSIONE CI PENSI MAI?
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