Nel 1984, all’età di 27 anni, ho iniziato l’attività di consulente finanziario nel Gruppo Fininvest.
Dal 1986 al 1989 ho collaborato con il Gruppo Banca Nazionale del Lavoro, sia come Consulente, che, nel ruolo manageriale, per la gestione delle risorse umane.
Nel 1989 sono entrato a far parte della Società di intermediazione finanziaria “Ambro Italia Sim”, del Gruppo Banco Ambroveneto, come consulente finanziario.
Dal 1990 ho iniziato ad occuparmi anche di sviluppo risorse umane per Ambro Italia Sim passando al ruolo manageriale nelle province di Piacenza, Lodi, Pavia e Cremona.
Dal 2001 al 2006 divento Area Manager per la regione Piemonte e successivamente per la regione Liguria sempre per IntesaBCI Italia Sim (nata dalla fusione di Ambroveneto/Banca Intesa e Genercomit) che, nel frattempo, per effetto delle metamorfosi dei mercati finanziari e delle banche stesse, ha cambiato il proprio azionariato diverse volte, fino a diventare nel 2003 BANCA GENERALI S.p.A.
Dal 2006 sono PROFESSIONAL BANKER.
I miei anni di consulenza finanziaria.
Le crisi finanziarie degli ultimi 30 anni che insieme ai miei Clienti abbiamo superato brillantemente.
La percentuale dei clienti che mi segue da più di 20 anni.
Per realizzare la mia mission condivido, giorno dopo giorno, i valori che credo indispensabili per garantire, ai clienti che ricorrono ai miei servizi, il raggiungimento dei propri obiettivi:
LEALTA’, SENSIBILITA’, DETERMINAZIONE e RIFLESSIONE
Solo un professionista serio e di esperienza può darti un report con cui valutare le conseguenze future delle tue scelte di oggi e mantenerle coerenti nel tempo attraverso un opportuno monitoraggio.
Master in Risparmio Gestito e Consulenza, da oltre 30 anni accompagno individui, aziende, famiglie nelle scelte di pianificazione finanziaria, previdenziale e successoria, di gestione e protezione dei loro patrimoni.
La mia Mission si identifica con il progetto che da sempre mi accompagna nella vita; far raggiungere ai miei clienti la tranquillità economica e patrimoniale, comprendendo e rispettando i loro progetti di vita, professionali ed aziendali, e coniugandoli con il “segreto“ per investire al meglio.
“Investire” è una parola chiave e rappresenta l’azione finale ed iniziale, nello stesso tempo, di un processo molto più complesso.
“Investire al meglio” non è, solo una questione di diversificazione finanziaria, bensì, e soprattutto una suddivisione del proprio patrimonio in investimenti finanziari, immobili, oro, gioielli ed opere d’arte, tenendo conto di molte regole, non solo dell’andamento dei mercati finanziari.
“Il Mercato che non c’era” è il libro scritto da Francesco Priore, ex docente di marketing presso l’Università di Ferrara, e ripercorre la storia del mercato italiano del risparmio finanziario dal 1960.
E’ la storia del mercato che non c’era e che nasce grazie all’impegno ed alla creatività di migliaia di professionisti “ i Consulenti Finanziari “, e di poche e lungimiranti imprese. Entrambi hanno investito e rischiato per sviluppare un’industria, importante per il valore sociale ed economico, valutata oggi circa l’1% del Prodotto Interno Lordo del Paese.
La storia del libro è corale e percorre da diversi punti di vista il cammino, durato 40 anni, dalla nascita allo sviluppo di questo mercato.
L’obiettivo del libro è duplice.
Il primo è riconoscere i meriti dei FONDATORI che sono in buona misura elencati nominativamente in modo che i loro nomi restino a testimonianza dell’impegno. Essi sono gli oltre 13.000 Promotori Finanziari che si iscrissero per primi all’Albo, negli anni ’92 e ’93. Di questi 13.000, sono circa 7.000 i Consulenti Finanziari tutt’oggi in attività che, da più di venti anni, onorano il loro impegno con i clienti e con il mercato e nel libro sono citati singolarmente nella sezione dedicata ai Fondatori. Queste persone, donne e uomini, sono stati i pilastri su cui si è fondato il mercato e gli artefici dello sviluppo: senza il loro impegno il mercato non sarebbe cresciuto. Ad essi va il riconoscimento di aver rischiato in proprio nell’interesse di tanti: i clienti, le imprese e tutta la vasta comunità socioeconomica che si avvale di questa attività.
Il secondo non è porre la domanda: “perché quest’industria, che impegna oltre 100.000 persone ed è rilevante in termini di Prodotto Interno Lordo, è tuttora ignorata e sottovalutata? ”, ma provocare una risposta.